sabato 5 marzo 2011

GLI OCCHI DELL'ANIMA

Questa mattina girovagando su alcuni social network a cui sono iscritta ho "incontrato" qualcuno che non sentivo da tempo...fantastica stupenda magnifica rete...quando pensi di aver perso per strada qualcosa ecco che all'improvviso ti ricompare...adoro questa cosa...
Insomma parlando del più e del meno mi sono sentita dare x l'ennesima volta un consiglio legato al mio amore per la scrittura.

Io non credo di essere un'eccellenza in questo campo, ma so che amo scrivere.
Non a tutti ovviamente può piacere il mio stile, ma nel corso degli anni, molti mi hanno ripetuto più volte che possiedo una capacità descrittiva che coinvolge e trasmette e avvolge.
Credo sia un grande complimento, anche se in verità lo trovo un pò troppo grande, riferito a me ( devo ammettere che a volte rileggendo ciò che ho scritto in passato, effettivamente... vabbeh lasciamo stare ! "Chi si loda s'imbroda" diceva mia  nonna!!!) .

In ogni caso ho deciso di rispolverare quella cartellina che ho infilato in  un cassetto del mio armadio. 
Al suo interno ho conservato alcune delle cose che ho scritto negli ultimi 15 anni. 
Lettere ad amici cari nei momenti più disperati o felici. 
Lettere d'amore appena iniziati o maledettamente finiti. 
Racconti di un quotidiano che ovviamente appartiene al mio passato e che magari non interesserà a nessuno, materiale al quale però mi piacerebbe dare un senso logico, consequenziale e forse utile nel ripercorrerlo, anche e soprattutto per me...per osservare quanti passi avanti, quanti salti nel buio, quante cose irrisolte ancora mi trascino e quanti rami secchi ho tagliato. 
E forse utili anche per chi li leggerà, per trovare spunti , o scoprire di non essere solo nel vivere intense emozioni, profondi dubbi, malinconie infinite o gioie incontenibili.

Oggi però vorrei cominciare con uno scritto non mio, inviatomi da mio fratello il 19 giugno del 2002 , che forse a molti di voi sarà già capitato di leggere, ma che credo sia e resti nel tempo significativo, per chiunque oggi, si stia ponendo mille domande su quali sono le reali direzioni, ciò in cui credere e ciò su cui contare.

"GLI OCCHI DELL'ANIMA
Due uomini, entrambi gravemente ammalati , occupavano  la stessa stanza d'ospedale.
Uno dei due doveva sedersi sul letto un'ora al giorno durante il pomeriggio per espellere delle secrezioni polmonari e respirare meglio.
Il suo letto si trovava di fianco all'unica finestra nella stanza . L'altro uomo era costretto a passare supino le sue giornate.
I due compagni di sventura si parlavano per ore.
Parlavano delle  loro mogli e delle loro famiglie, descrivendo le loro case, il loro lavoro, la loro esperienza al servizio militare ed i luoghi dov'erano stati in vacanza.
Ed ogni pomeriggio, allorché l'uomo nel letto vicino alla finestra si poteva sedere, questi passava il tempo a descrivere al suo compagno di stanza tutto quello che vedeva fuori.
L'uomo nell'altro letto comincia a vivere nient'altro che per questi periodi di un'ora, durante i quali il suo mondo si apre e si arricchisce di tutte le forme e i colori del mondo esterno.
Dalla camera, la vista dava su di un parco con un bel lago.
Le anatre ed i cigni giocavano nell'acqua, mentre i bambini facevano navigare i loro modelli in scala di battelli.
Gli innamorati camminavano a braccetto in mezzo ai fiori dai colori arcobaleno.
Degli alberi secolari decoravano il paesaggio e si poteva intravedere in lontananza la città profilarsi.
Mentre l'uomo alla finestra descriveva tutti questi dettagli, l'altro chiudeva gli occhi e si immaginava le scene pittoresche. 
Durante un bel pomeriggio, l'uomo alla finestra descrisse una parata che passava lì davanti. Sebbene l'altro uomo non avesse potuto udire l'orchestra, riuscì a vederla con gli occhi della propria immaginazione, talmente il suo compagno la descrisse nei minimi dettagli.
I giorni e le settimane passarono.
Una mattina , all'ora del bagno, l'infermiera trovò il corpo esanime  dell'uomo vicino alla finestra, palesemente morto nel sonno. Rattristata , essa chiamò gli addetti alla camera mortuaria perché venissero a ritirare il corpo.
Non appena sentì che il momento fosse appropriato, l'altro uomo chiese se poteva essere spostato in prossimità della finestra. 
L'infermiera, felice di potergli accordare questo piccolo favore, si assicurò del suo comfort e lo lasciò solo.
Lentamente, sofferente, l'uomo si sollevò un poco, appoggiandosi su di un sostegno, per gettare un primo colpo d'occhio all'esterno. 
Finalmente , avrebbe avuto la gioia di vedere lui stesso quanto il suo amico gli aveva descritto.
Si allungò per girarsi lentamente verso la finestra vicina al letto.............e tutto ciò che vide fu un muro!
L'uomo domandò all'infermiera perché il suo compagno di stanza deceduto avesse dipinto tutta un'altra realtà. L'infermiera rispose che quell'uomo era cieco, e che non poteva nemmeno vedere il muro.
"Forse ha solamente voluto incoraggiarvi", commentò.

EPILOGO
Vi è una felicità straordinaria nel rendere felici gli altri, a discapito delle nostre proprie sofferenze.
La pena condivisa riduce a metà il dolore, ma la felicità, una volta condivisa, si ritrova raddoppiata.
Se volete sentirvi ricchi, non avete che da contare, tra tutte  le cose che possedete, quelle che il denaro non può comprare.
L'OGGI E' UN REGALO ED E' PER QUESTO CHE IN MOLTE LINGUE LO SI CHIAMA " PRESENTE"."

Buon week end a tutti .
Un abbraccio.


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