E'
arrivato il freddo....quello vero...quello che ti fa ranicchiare il
collo come se questo potesse impedirti di sentirlo.
Non
è così, purtroppo.
Non c'è sciarpa che tenga, né guanti o
piumino.
Non
amo il freddo. Io adoro il caldo. Ma va da sé che le stagioni devono
fare il loro corso e l'unica cosa che si possa fare in merito è
cercare di adattarsi.
Stasera
però è un altro il freddo che sento.
Quello
della delusione.
So
bene che la delusione è figlia dell'illusione, delle aspettative che
sempre troppo carichiamo su persone, eventi, cose.
Ma
come per le stagioni, va da sé che se di aspettative ci si è
nutriti ora ci si deve cuccare la naturale conseguenza.
Non
starò qui a raccontare i dettagli, non è questa la sede, ma so che
questa ferita non riesco a farla rimarginare.
Con
tutta la mia buona volontà ho provato a trovare giustificazioni
all'atto che mi ha procurato disagio. Nella mia mente logica ho
collocato tutto esattamente al proprio posto e per qualche tempo ha
anche funzionato.
Ma
mi sono accorta che basta un niente e quella sensazione di
“tradimento” si materializza nuovamente come fosse un fantasma.
E'
incredibile quanto sia palese il nostro bisogno degli altri. Si
potrebbero scrivere libri interi sull'argomento; io mi limiterò ad
esprimere invece un solo pensiero: in questi anni di riflessione più
o meno profonda in merito a ciò che nella vita sia per me
importante, sono giunta alla conclusione che ci siano veramente poche
cose.
Una
di queste è che ciò che sogno e ciò che faccio e vorrei fare nella
vita non può prescindere dalla condivisione con altri. Né può
essere privo dell'obiettivo di poter essere utile agli altri.
Eppure
in questo frangente mi sento....così, delusa, ferita, amareggiata.
Un
progetto creato insieme a qualcuno nella speranza che questo potesse
essere strumento, per questo qualcuno, di nuovi stimoli e orizzonti è
servito proprio allo scopo in realtà. Al punto tale che questo
qualcuno sulla base di ciò che già era stato creato, ha abbandonato
il progetto e ne ha generato uno tutto suo, splendido, pieno di vita
e totalmente in sintonia con ciò che è. Ora dovrei essere felice,
perché, in realtà, lo scopo e la motivazione per cui era stato
creato il progetto in comune era proprio quello, dentro di me.
Eppure....eppure
mi sento ferita. Non perché il “nostro” progetto sia diventato
un “mio” e un “suo”; forse più semplicemente perché sono
stata messa davanti al fatto compiuto, nessuna parola prima,
assolutamente nulla. E un bel giorno “ta—daaaa”!
Che
la mia idea di unire le forze, le peculiarità di ciascuno, le idee,
i pensieri sia fonte estrema di grandi risultati, non sia veritiera?
O
forse più semplicemente è la nostra incapacità di comprendere che
a volte chi abbiamo dall'altra parte non ha questo, come principio di
partenza, ci impedisce naturalmente di capire con chi condividere.
In
questo periodo particolare di assenza di tutto e quindi ricco di
grandi opportunità di costruire, perché il Vuoto può sempre essere
riempito, la mia ricerca di soggetti in sintonia con questa visione,
è sempre più forte.
E
questo Week end sono entrata in contatto con un interessante progetto
dal nome invitante, Entheos che in greco significa Entusiasmo,
all'interno del quale il principio che tanto ricerco sembra essere
alla base di tutto.
Forse
dovrei mettere in atto una sola cosa.
Smettere
di pensare e dedicarmi al fare. Illusioni e aspettative non hanno
alcuna utilità nella vita. Avrei dovuto capirlo già da un pezzo. Ma
che ci volete fare. Sono Umana.
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