lunedì 28 febbraio 2011

Sono silente da una settimana...
Non lo è di certo il pianeta. Da una settimana seguo i movimenti "tellurici" del nord Africa, dell'America Latina, dell'Italia.
Ho sempre amato informarmi su ciò che accade, è quasi un bisogno per me, come respirare. Pur restando molto tempo all'interno delle mura della mia piccola casa ultimamente, ho bisogno di sapere cosa si muove al di fuori, ho bisogno di capire perché osservando le persone camminare per strada "leggo" sempre più volti tesi , sguardi vuoti, passi stanchi, occhi spenti....
L'aria è densa. E non è certo per il freddo che non ci molla e la primavera che sembra ben lontana dall'arrivare.
Io stessa , vivo una condizione lavorativa ed economica oserei dire al limite.
Ogni giorno, mentre cerco di iniziare la mia giornata con un buon caffè e un sorriso, leggo sui quotidiani di realtà vicine alla mia che raccontano di persone che potrebbero essere i miei vicini di casa o io stessa addirittura, che da un giorno all'altro si ritrovano senza un lavoro e quindi senza un sostentamento per le cose primarie della vita, costretti a far la fila davanti alle mense dei poveri per un pasto decente, a procurarsi abiti nei mercatini organizzati dalle associazioni che fino a non molto tempo fa, erano istituite per i senza tetto, per gli immigrati, per i disagiati.
Siamo diventati immigrati in casa nostra oramai.
Tutto questo è paradossale. Sconfortante. Avvilente.  
Nel mio cercare prima di sapere e poi di comprendere, cerco di non perdere di vista che in tutte le epoche di grandi cambiamenti, l'essere umano è stato costretto a perdere tutto ciò in cui si identificava prima di poter mettere in atto un reale cambiamento.
La cosa più difficile per l'essere umano è proprio riuscire ad accettare il cambiamento.
Ciò che conosciamo ci dà sicurezza, tranquillità, illusione di controllo, senso di protezione.
L'ignoto è sempre qualcosa di terribilmente spaventoso.
Se solo riuscissimo a pensare : come si può temere ciò che non si conosce?
Eppure nonostante l'ovvietà della risposta a questa semplice domanda, l'essere umano continua a restare avvinghiato alle proprie abitudini, ai propri meccanismi, anche se si rende conto che sono deleteri, non pratici, non funzionali al suo benessere e al benessere di chi ama , delle persone a cui tiene, degli ideali in cui crede.
Ci illudiamo che "conoscere" ciò che non va bene, ci consenta di controllarlo o almeno, come spesso sento dire alle persone in stralci di conversazioni udite nel tempo di un caffè, di limitare i danni.
Credo che in questo momento storico, sia quasi impossibile riuscire a limitare i danni. 
Qui non si tratta più di scegliere il meno peggio.
Ora non si tratta più di fuggire davanti all'ovvietà di tutto ciò che risulta essere ormai obsoleto, superato, stantio, ingiusto, evidente, deludente, avvilente, tremendamente dannoso, per la comunità mondiale.
Se solo smettessimo di guardare sempre e solo al nostro piccolo giardino.
Fuori piovono meteoriti e noi stiamo aprendo l'ombrello sperando che cadano nel giardino del vicino.
Chi attualmente ha un lavoro e riesce a portare a casa ciò che serve per vivere dignitosamente, si chiede mai se domani, si domani mattina, arrivando in ufficio, trovasse una lettera sulla sua scrivania che dice " siamo spiacenti di comunicarle che da oggi la nostra azienda non è più in grado di avvalersi della sua opera, pertanto la ringraziamo e la preghiamo di ritirare la sua ultima busta paga", cosa farebbe?
E se non cosa farebbe nell'immediato , se non chiedere ovvie spiegazioni, cosa farebbe dopo aver cercato per un successivo periodo, diciamo 7/8 mesi di ricerca e non avesse ancora trovato nulla di alternativo che gli consenta di guadagnare il minimo indispensabile per permettersi una casa, il cibo, l'assicurazione della macchina, luce acqua e gas, e non ci metto un'uscita la sera per una birra con gli amici, e le sue riserve fossero agli sgoccioli ( e non parlo poi di chi ha famiglia)?
Sono certa che alcuni ci pensano...ma credo siano pochi...perché se fossimo un pò di più , forse, dico forse , la nascita di quella Coscienza Collettiva, quella che alcuni illustri personaggi del mondo scientifico, culturale ed economico, cercano di spiegarci , quella che sembra essere l'unica chiave per aprire la Porta di un nuovo Mondo, la Speranza di tornare ai valori di un tempo, all'onore, all'onestà, al prendersi cura dell'altro, allo scambio, alla condivisione, alla comunicazione , quella vera, quella che nutre le menti....forse dico forse, se molti di noi cominciassero a guardarsi realmente intorno e smettessero di camminare con i paraocchi e l'ombrello aperto nella speranza che un meteorite non li colpisca...forse dico forse...qualcosa cambierebbe. 
Allora si, si potrebbe iniziare il Cambiamento.

Ovunque nel mondo, in questo momento ci sono persone che lottano, chi per la sopravvivenza, chi per la libertà, chi per la democrazia, chi per l'ingiustizia, chi per la fame, chi per combattere i cartelli della droga, chi per distruggere le barriere culturali, religiose, economiche.

E io mi sento maledettamente impotente. Anche se nel mio piccolo, mi impegno, con tutta me stessa, ogni giorno aprendo gli occhi, a restare Sveglia.

Interrompiamo tutti il nostro Sonno, usciamo dal torpore in cui questo pazzo sistema mondiale tenta di indurci ogni giorno attraverso strumenti che oramai non siamo neanche più in grado di distinguere o riconoscere.
Scegliamo ogni giorno di restare Dritti sulle nostre ormai deboli gambe.
Io sono certa che, dentro ognuno di noi, si celi una Forza intrinseca che non ha paura di nulla.
Quella Forza è tutto ciò che ci resta.

Non l'abbiamo persa. Non ce l'hanno rubata.

Ce la siamo solo dimenticata.




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